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Sottosopra ( – 46)

Rivederti ha messo tutto sottosopra.

Cosa me ne faccio adesso di questi sentimenti che mi sono tornati su?
Non li hai voluti un anno fa.
Non mi vorresti adesso.
Però quello che c’era non è morto, è tutto là com’era, ciò che c’era tra di noi.
Cosa me ne faccio adesso, di questa tristezza?
Di questo amore, cosa me ne faccio?

Nuova ossessione ( – 51 )

Le cose vanno fatte per amore.
Non c’è nulla da fare, alla fine quello che riesce a fatica e male, fatto per dovere, per amore riesce facile e dolce.
Ho cominciato questo anno di astinenza con l’aspettativa, neanche tanto nascosta, di trovare una nuova passione, sull’onda delle mille energie non spese che non avrei più convogliato nel sesso e negli uomini.
E invece di una nuova passione ne ho trovata una vecchia.
Una che non sapevo più quanto valesse, avevo quasi dimenticato.
Sepolta nella teca impolverata della nostalgia, dalla quale sembrava non dovesse mai più uscire: sembrava sempre troppo tardi, almeno per questa vita, ritrovarla.
Io ero sempre troppo grassa e troppo scoliotica e troppo vecchia per tornare.
La danza, torna a me nella forma del tango, ma questa volta è Danza, la riconosco, ne conosco troppo bene la fatica e l’esercizio e gli abiti delicati e i lacci delle scarpe e gli spogliatoi e la gioia di sentire ogni singolo muscolo, ancora, in un corpo che non mi parlava più.
Sento di nuovo quella necessità di controllare il movimento, nel suo più piccolo aspetto, quel sentire il mio corpo, tutt’uno con la musica, le braccia, le spalle, le dita dei miei piedi.
La felicità è così grande, che è come tornare in vita.
Non si vive senza l’amore.
Ed è tornato a me un amore che credevo per sempre perduto.

Lezioni… di tango ( – 69 )

Dal tango sto imparando un sacco di cose.

E la metà di queste non riguardano il tango.

Sto imparando che anche se il ballo è di coppia, l’unico modo di avanzare con grazia è che ognuno non perda mai di vista il proprio equilibrio. Si cammina insieme, ma ognuno rigorosamente sulle sue gambe. Farlo non è sempre facile, ma nei momenti di difficoltà rallentare è un modo semplice ed elegante di ritrovare il proprio asse.
(Pro-memoria per me.)

Sto imparando che se non riesci a ballare con un uomo, probabilmente non devi fare di più, ma di meno.
In ogni caso se non riesci a ballare con un uomo, in linea di massima è lui l’incapace. Prova ne è che con un uomo che sa il fatto suo ballare è naturale e meraviglioso.

Sto imparando che un uomo che critica il vostro modo di muovervi è sicuramente un ballerino incapace, oltre che umanamente un mentecatto. Concedergli un secondo tango non vale mai la pena.

Sto imparando che non importa quanto un passo o una figura siano astrusi, tecnicamente complessi ed evidentemente faticosi, un uomo vorrà sempre pensare che quel passo “venga naturale”. A chi giova togliergli la convinzione che voi siate perfette senza sforzo alcuno?

Sto imparando che non importa quanta concentrazione poniate nel non inciampare, alla fine i momenti migliori sono quelli in cui perdete l’equilibrio e trovate qualcuno con le gambe abbastanza sicure da farne una variazione meravigliosa.

Sto imparando che nulla di tutto quello che ho imparato conta, se non c’è un buon abbraccio.

Tango ( – 104 )

Stasera il mio corpo si è risvegliato poco a poco, nel ritmo leggero del tango.
Torno a prendere consapevolezza di dettagli perduti da tanto, da anni lontani di studio e di danza. Controllare la tensione delle spalle, allungare i polpacci in un passo sostenuto, sentire col petto il petto tuo, non fidarsi di nient’altro. Abbandonarsi alla corsa.
L’emozione di farmi portare dal tuo corpo in passi che non credevo di conoscere.
Un ritmo serrato, un allungo leggero. Un abbraccio, un distacco.

Sentire la tua guancia sfiorare la mia.

Un respiro bollente.

Tango.

Idonea ( – 238 )

Davanti a una buona birra di frumento raccontavo ad una collega che ho amato due volte.

Dirò di più.

Quei sentimenti sono in qualche modo intatti dentro di me. Sono storie lontane nel mio passato e nel mio presento loro non ci sono. Ma so che il sentimento per loro è lì. Dentro di me il mio amore è davvero per sempre.

” E credi che proverai ancora un sentimento così? Credi che ti innamorerai ancora? ” – Ha chiesto la mia collega.

” E perchè non dovrei? Se l’ho fatto una volta posso farlo ancora. So che ho la capacità di provare sentimenti così. ”

” Insomma si può dire che sei idonea. ”

Si, sono decisamente idonea.

Luci ( – 252 )

La mia città natale è luci nel buio,

a quest’ora è silenzio, sotto una pioggia cheta,

macchine che se ne tornano a casa, lente e così poche.

Rientrare a casa a quest’ora da sola è sempre un momento di indefinibile nostalgia.

é il chiudere la portiera dello sportello in faccia all’amico che mi ha accompagnato e non attardarsi in un bacio, agitare una mano sulla soglia del portone e rientrare sola.

Di notte mi pesa esser sola. Anche se solo per lo spazio di un rientro.

Fuori dalla mia finestra, nel buio, lampioni. Luci.

Questa Pasqua ho ricevuto in grazia una guarigione e in eredità un dono.

Al rientro a casa vorrei essere con il mio uomo, per passare la notte nell’abbraccio di lui.

Ogni volta invece torno a casa sola, mi spoglio e leggo, guardo fuori dalla finestra la pioggia.

E vedo luci.